lunedì 13 maggio 2013

La Germania boccia le riforme dell’Italia


La Germania boccia le riforme dell’Italia

13/05/2013 - Secondo Der Spiegel l'esecutivo di Angela Merkel ritiene insufficienti gli interventi strutturali introdotti nell'eurozona

La Germania boccia le riforme dell'Italia<1/7>

La Germania boccia le riforme dell'Italia
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La Germania è insoddisfatta delle riforme introdotte dagli altri paesi europei durante la crisi. Pochi risparmi e interventi strutturali timidi, che dovrebbero essere ampliati sopratutto nel mercato del lavoro. Il nuovo corso anti austerity che si respira a Bruxelles inquieta la Berlino conservatrice a pochi mesi dalle elezioni federali.
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POCO PROGRESSO - Quando è arrivo al potere, François Hollande ha chiesto di affiancare al Fiscal Compact un patto per la crescita al fine di stimolare la ripresa economica nei paesi colpiti dall’eurocrisi. In queste settimane l’Unione europea ha concesso a Parigi, così come ad altre capitali colpite dalla recessione, tempi più lunghi per il rientro dal deficit, con la benevolenza del governo tedesco. A Berlino però lo spirito rispetto agli europartner è sempre più inquieto: Der Spiegel rivela infatti un dossier interno dell’esecutivo Merkel molto critico con gli sforzi fatti dagli altri governi europei per affrontare le cause della crisi. Le riforme strutturali chieste al fine di far recuperare competitività alle economie colpite dalla crisi dei debiti sovrani hanno ottenuto risultati finora piuttosto deludenti, almeno a giudizio degli alti funzionari berlinesi. Un problema sollevato non casualmente quando il diktat dell’austerità appare affievolirsi a Bruxelles, alla luce delle più recenti dichiarazioni dei maggiori leader europei, a cominciare dal presidente della Commissione Barroso.
PROBLEMA ITALIA - Der Spiegel sottolinea come il dossier riservato del governo tedesco indichi “una generale mobilitazione verso le riforme in tutti gli stati membri della Ue, al fine di realizzare gli interventi strutturali necessari al recupero della competitività. I punti critici sono però numerosi, ed evidenziano le perplessità tedesche per l’impegno, troppo lasco, dell’Europa del Sud, a partire dal governo italiano. ” Il nostro paese deve proseguire nella liberalizzazione del mercato del lavoro, dove c’è ancora un significativo ambito di manovra. In Italia è stato apprezzato l’allungamento dell’orario di apertura dei negozi, ma il processo di liberalizzazione di molti servizi è ancora in ritardo. Il governo tedesco è consapevole, rimarca Der Spiegel, del tempo necessario al successo delle riforme, ma al momento c’è bisogno di passi in avanti concreti che non arrivano. La posizione del ministro dell’Economia Saccomanni viene interpretata come una rinuncia all’obiettivo di ridurre il deficit all’1,8% nel 2014, come era stato concordato preventivamente.
CRITICHE AL SUD EUROPA - Anche in Grecia e Spagna le riforme per superare le rigidità del mercato del lavoro sono irrinunciabili. Alla Francia viene rimproverato il fatto che il processo di consolidamento sia avvenuto solo tramite l’aumento dell’imposizione fiscale, arrivata ad un livello tale da rendere ormai inevitabile l’abbassamento delle spese. Al di là degli annunci, il governo di Berlino ha collezionato, con difficoltà rimarca il settimanale tedesco, pochi esempi positivi di riforme strutturali introdotte per migliorare il potenziale del sistema economico. Nel dossier vengono citati gli investimenti infrastrutturali in Grecia, per l’allungamento della rete metropolitana di Salonicco e la modernizzazione della flotta. In Francia ci sono misure che stanno cancellando le restrizioni alla competizione tra i liberi professionisti, come il divieto di pubblicità, per esempio tra i veterinari.
POCHI RISPARMI - L’analisi del governo tedesco è inoltre particolarmente critica sullo scarso risparmio ottenuto dagli esecutivi dei paesi membri. Solo i paesi che si sono sottoposti ai programmi di crediti internazionali – Grecia, Portogallo ed Irlanda, oltre alla Spagna e Cipro hanno ridotto in modo significativo la spesa pubblica. In Grecia il governo di Atene diminuirà la spesa pubblica dal 54,7% al 47,3% con l’entrata in vigore degli ultimi tagli. Una simile previsione vale anche per Irlanda e Spagna. In Francia invece la quota di spese statali sul Prodotto interno lordo è salita dal 56,6 fino al 57,2%, un livello record dell’eurozona. Se non ci fosse stato un aumento delle tasse, il deficit transalpino sarebbe stato ancora più alto rispetto al livello molto elevato “condonato” dalla Commissione. Parigi inquieta molto Berlino, visto che il ministro delle Finanze Moscovici ha dichiarato che un eccessivo adattamento strutturale produrrebbe effetti recessivi ancora più dannosi. Il governo tedesco ha deciso di non scontrarsi con lo storico alleato, per non rendere ancora più instabile e difficilmente governabile l’unione monetaria. A pochi mesi dalle elezioni federali però i segnali di inquietudine che provengono da Berlino sono sempre più numerosi, verso europartner che non riescono a rispettare le misure concordate.

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