martedì 14 maggio 2013

REGGIO L’Aeroporto dello Stretto corteggia Ryanair


REGGIO

L’Aeroporto dello
Stretto corteggia
Ryanair

14/05/2013

Convocata per domani l’assemblea dei soci della Sogas con all’ordine del giorno la privatizzazione della società. Ieri Porcino e Scopelliti sono volati a Londra. La Sogas ha notificato alla Provincia di Messina un decreto ingiuntivo per ottenere i 400.000 euro dovuti.

L’Aeroporto dello 
Stretto corteggia 
Ryanair
 Domani alle 11 si svolgerà l’assemblea dei soci della Sogas. E sarà un’assemblea particolarmente importante in cui si dovrà discutere e deliberare un odg che riguarda il futuro dell’Aeroporto dello Stretto. I soci (cioè Provincia e Comune di Reggio, Regione Calabria, Camera di commercio di Reggio e Provincia di Messina) saranno chiamati a discutere, dunque, della privatizzazione delle quote societarie con l’esame della documentazione in atti e conseguenti deliberazioni; poi la situazione finanziaria della società e, ultimo punto all’odg, i compensi dei componenti il Consiglio di amministrazione. «La privatizzazione è un atto fondamentale per il futuro del nostro scalo – afferma il presidente della Sogas, Carlo Porcino – dal momento che ormai siamo tra i 31 aeroporti di interesse nazionale. Tuttavia la manifestazone di interesse della società TI&P non si è concretizzata, dunque dovremo predisporre un nuovo bando». E che non si sia concretizzato l’interesse della TI&P (Tecnology Investment & Property) spa non deve essere considerato proprio un danno per il futuro del “Tito Minniti” dal momento che questa società è stata costituita a Bergamo da soggetti catanzaresi che hanno fatto un giro d’Italia molto lungo prima di atterrare a Reggio e poi perché la Sogas per essere davvero appetibile sul mercato, oltre ad avere i conti in regola, ha la necessità di ottenere dall’Enac la famosa concessione ventennale. «La otterremo alla prossima riunione del Cda dell’Enac», garantisce intanto Porcino. «E una volta che l’avremo ottenuta – prosegue – potremo mettere sul mercato almeno il 51% delle azioni di Sogas. Con i conti in ordine e la concessione ventennale, la Sogas non avrà difficoltà a trovare un partner privato solido e affidabile per fare un bel salto nel futuro». E proprio per tenere i conti in regola, il presidente Porcino ha costituito da una “costola” della Sogas un’altra società: la “Sogas service”. Una nuova società che è servita per assumere il personale necessario per effettuare i servizi aeroportuali che prima erano esternalizzati e alla Sogas costavano tanto. Attraverso la “Sogas service” la società di gestione dell’Aeroporto dello Stretto è riuscita a non appesantire il suo bilancio e, in più, ha assorbito anche il personale che prima svolgeva quei servizi che la Sogas doveva pagare profumatamente. «Un’operazione logica e trasparente – conferma Porcino –, soprattutto in linea con quanto fanno tutte le altre società di gestione aeroportuali in Italia ». Sempre per quanto riguarda il fronte dei conti in regola, c’è da sottolineare che la Sogas ha notificato un decreto ingiuntivo alla Provincia di Messina per circa 400.000 euro. L’importo, cioè, che la Provincia peloritana doveva alla Sogas come proprietaria del numero di azioni di cui è titolare e che non ha mai versato passando di rinvio in rinvio. «Il decreto ingiuntivo l’abbiamo notificato all’Ente messinese lo scorso gennaio – aggiunge il presidente della Sogas –, loro non hanno fatto opposizione e adesso siamo pronti a riscuotere. Loro, tuttavia, continuano a dire e ripetere che vogliono uscire dalla Sogas. Non mi sembra proprio che stiano facendo una bella figura ». Infine, i nuovi voli. Da giugno la compagnia spagnola low cost Volotea collegherà il “Tito Minniti” oltre che con Venezia anche con Genova, ma ieri Porcino era in partenza per Londra con il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti per incontrare i vertici di Ryanair e cercare di portare anche in riva allo Stretto il vettore numero uno dei low cost europei. Sul tavolo delle trattative ci sono almeno tre tratte italiane (Bologna e Pisa dovrebbero essere destinazioni sicure, la terza potrebbe essere Torino) e una internazionale (la scelta dovrebbe cadere su Berlino). Siamo ai dettagli per definire l’operazione, ma se Scopelliti e Porcino sono partiti per Londra sicuramente si sono recati nella capitale inglese per chiudere la trattativa e offrire all’utenza dello Stretto nuovi voli a prezzi straordinariamente concorrenziali.  
Piero Gaeta

BORGIA Vince 63.829 euro al gioco “10 e Lotto” puntandone solo 2


BORGIA

Vince 63.829 euro
al gioco “10 e Lotto”
puntandone solo 2

14/05/2013

. La bella vincita è avvenuta nella ricevitoria del signor Ugo Cacia, sita a Roccelletta di Borgia, in via Risorgimento

Vince 63.829 euro
al gioco “10 e Lotto”
puntandone solo 2
Vincere alla lotteria per risolvere i propri problemi economici o semplicemente per concedersi qualche sfizio è il sogno di molti, in particolare in questo periodo di grave crisi economica. Chi più, chi meno tenta la fortuna con uno dei tanti giochi proposti dalla Lottomatica italiana, magari puntando una piccola cifra, così come ha fatto, ieri, il giocatore che ha vinto con soli 2 euro ben 63.829 euro al gioco 10 e Lotto. La bella vincita è avvenuta nella ricevitoria del signor Ugo Cacia, sita a Roccelletta di Borgia, in via Risorgimento. Il vincitore ha scelto di tentare la sorta con un gioco molto in voga negli ultimi tempi, vale a dire col 10e Lotto, che consente di giocare ogni cinque minuti; controllando nell’immediato, dopo pochi minuti di attesa, i risultati della giocata, direttamente sul monitor della ricevitoria; confrontando i 10 numeri giocati con i 20 estratti. Per vincere i 63.829 euro il giocatore ha indovinato ben 9 numeri su 10. Il 10eLotto dall’inizio dell’a nno ha generosamente premiato tutta l’Italia: sono stati infatti già distribuiti quasi 806 milioni di euro su tutto il territorio nazionale e con l’ultimo concorso sono stati vinti oltre 14 milioni di euro.  

MILANO Processo Ruby, chiesti 6 anni per Berlusconi


Processo Ruby, chiesti 
6 anni per Berlusconi
MILANO

Processo Ruby, chiesti 6 anni per Berlusconi

Sentenza il 24 giugno. L’ex premier (che rischia l’interdizione perpetua dai pubblici uffici): teorema ispirato dall’odio

Reggio: caos sul Viale Calabria per una rissa tra stranieri ubriachi


Reggio: caos sul Viale Calabria per una rissa tra stranieri ubriachi 

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Una violenta rissa si è scatenata meno di un’ora fa nella zona Sud di Reggio Calabria, sul Viale Calabria. Due stranieri, dai tratti somatici orientali, probabilmente balcanici, hanno cominciato a litigare attirando l’attenzione dei passanti. I due erano completamente ubriachi e non si sono fermati nemmeno quando è piombata una volante della polizia a sirene spiegate. Gli agenti sono dovuti ricorrere all’uso dei manganelli per sedare la rissa. I due stranieri sono poi stati ammanettati e sono stati portati via. Una folla di gente incuriosita si è raccolta attorno al luogo dell’accaduto, attirata anche dal suono delle sirene della polizia.

I senatori che non pagano le multe


I senatori che non pagano le multe

14/05/2013 - Stefano Pedica ne chiede i nomi

I senatori che non pagano le multe

“Vogliamo i nomi dei senatori che non hanno pagato le multe e hanno truffato il Comune di Roma. A chi appartengono quei 1745 verbali stracciati e mai pagati? I reati vanno puniti”. E’ quanto afferma, in una nota, il segretario regionale di Diritti e liberta’ Stefano Pedica.
LE MULTE DEI SENATORI - “Immagino che anche questa volta Alemanno fara’ il pesce in barile e dira’ che di questo scandalo non ne sapeva niente – osserva Pedica -. Noi, invece, ci teniamo a sapere chi sono i politici che non hanno pagato le multe e hanno evaso una somma che potrebbe superare un milione di euro. Chiediamo che vengano resi pubblici i 21 fogli dei ricorsi pilotati, perche’ e’ ora di tirare fuori tutta la verita’. Nei prossimi giorni Diritti e Libertá manifesterà davanti al Campidoglio contro un’amministrazione che in questi anni ha portato la citta’ sull’orlo della bancarotta. Il Comune deve tornare ad essere una casa di vetro. Basta con gli scandali dell’era Alemanno. In questi ultimi giorni di campagna elettorale gli esponenti di Diritti e liberta’ candidati nella Lista Marino saranno ancora piu’ presenti sul territorio per denunciare il marcio che si e’ annidato in questa citta’”.

I segreti delle prigioni degli americani


I segreti delle prigioni degli americani

14/05/2013 - La popolazione carceraria sta calando, ma non per l'inversione delle fallimentari politiche che hanno creato una situazione unica

I segreti delle prigioni degli americani<1/26>

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Il sistema carcerario americano è un business che non è facile smantellare.
State and Federal PrisonersNUMERI RECORD - Il primo gennaio del 2008 un americano adulto su 100 era in prigione, mentre 7 su 100 erano in qualche modo sottoposti a qualche misura cautelare, la percentuale degli incarcerati è 10 volte quella italiana e rappresenta un caso unico in tutto l’Occidente e forse anche nel modo. Ad alimentare questa voragine che inghiotte quasi un milione e mezzo di americani con costi sociali ed economici elevatissimi, hanno contribuito in particolar modo le politiche repressive informate alla tolleranza zero varate negli anni ’80, in particolare contro il traffico, il possesso e il consumo di sostanze stupefacenti. Il calo registrato negli ultimi anni non ha risentito tanto del calo generalizzato dei crimini violenti, quanto della decriminalizzazione strisciante del consumo di marijuana, che in molti stati ha sottratto la materia prima a un sistema giudiziario che sembra costruito per riempire le carceri.
IL PROFILO - Nel 2008 se un adulto ogni 31 era in carcere o sottoposto a misure cautelari, erano uno su 18 tra gli uomini e una su 89 tra le donne, uno su 11 afroamericano, uno su 27 ispanico e solo uno su 45 caucasico. La “guerra alla droga” ha fatto vittime soprattutto tra la popolazione nera e tra i minori, circa 100.000 sono in prigione, oltre il 90% dei detenuti è maschio. Robuste le differenze da stato a stato, con tassi d’incarcerazione che dal Maine alla  Louisiana, si moltiplicano fino a cinque volte.
UNA GRANDE VARIETA’ - La difformità tra uno stato e l’altro si riflette anche nella filosofia carceraria in senso stretto, con un fiorire d’esperienze molto vario, dove però la fantasia sembra essere stata indirizzata in senso afflittivo al punto che il sistema carcerario è diventato luogo di somministrazione dolosa o involontaria di pene che eccedono la semplice restrizione della libertà. A complicare le cose ci si è messo l’emergere della privatizzazione dei servizi carcerari, con ovvi conflitti d’interesse tra chi deve riempire le carceri e chi dovrebbe custodire i condannati rispettandone i diritti riconosciuti loro dalla costituzione. Sotto questo aspetto assume grande rilevanza il fenomeno dell’impiego dell’isolamento come misura afflittiva supplementare. Un fenomeno che non riguarda solo le carceri di massima sicurezza, ma che sull’onda di una misura intesa come precauzione per evitare che i membri delle gang s’affrontino in prigione, si è esteso clamorosamente portando in molti stati al confinamento di un gran numero di prigionieri, che in isolamento ci possono finire anche per violazioni al regolamento e altre insubordinazioni, facili da imputare e non sottoposte ad alcuna verifica giudiziaria.
MECCANISMI PERVERSI - Essere duri con il crimine paga sempre in termini elettorali e paga anche in termini economici, come hanno rivelato alcuni scandali, il più devastante dei quali ha visto alcuni giudici corrotti al soldo di un’azienda penitenziaria, condannare abusivamente migliaia di minori alla detenzione gonfiando i profitti dell’azienda e i propri conti correnti. Uno scandalo che ha illuminato i pericoli e i limiti della privatizzazione delle carceri, ma che ha anche aperto il dibattito su un sistema che tutti gli esperti considerano fallimentare e costosissimo, ma che nessuno ha la forza di riformare, così come accade per la stessa war on drug, già ripudiata da anni a tutti i livelli istituzionali, eppure reiterata come se niente fosse fino a costituire conflitti di giurisdizione tra le autorità statali che ad esempio legalizzano la marijuana medica e le autorità federali che fanno strage di “dispensari” che la somministrano e spesso spediscono nella carceri di massima sicurezza persone per le quali non si capisce l’esigenza.
STORIE ESEMPLARI - L’ADX di Florence, carcere di massima sicurezza sulle Montagne Rocciose in Colorado, è un po’ il totem dell’approccio irrazionale e punitivo adottato in molti stati. Ospita 490 maschi, tutti in isolamento 23 ore al giorno senza il permesso di parlare ad altri denenuti, conosciuto anche come “la versione pulita dell’inferno”. Lì, in celle “modello” quanto piccole e con le finestre bloccate e schermate, trascorrono gli anni e i decenni i detenuti condannati per gravi crimini o considerati pericolosi, tutti sempre e solo vestiti nell’uniforme prescritta.  e  hanno di recente completato per Mother Jones un’inchiesta sulle dieci peggiori prigioni d’America, dalla quale emerge prepotente il problema rappresentato dalla sistematica erogazione dell’isolamento. Proprio l’esperienza dell’isolamento subito durante la detenzione in una cella iraniana, è riferita a margine da Shane Bauer, e  che spiegano come i mesi trascorsi in quella condizione abbiano lasciato loro segni ancora indelebili.
INCIVILE - La detenzione in isolamento non sarebbe però ammissibile, se non fortemente motivata  e per un tempo limitato, perché l’isolamento ha effetti noti e devastanti sulla psiche umana e quando all’isolamento si aggiunge la restrizione degli oggetti personali, delle comunicazioni con gli altri detenuti e con l’esterno, l’effetto nocivo s’amplifica. La letteratura scientifica al riguardo è abbondante e incontestate e lo restituisce come  un trattamento degradante paragonabile alla tortura. Per di più si tratta di un pesante supplemento di pena che spesso non è neppure erogato con la supervisione di un organo giudiziario, che già per parte sua dovrebbe porre molte questioni che gli americani hanno da tempo superato di slancio.
FANNO COME GLI PARE - Il sistema carcerario americano è estremamente vario e gli standard sono molto flessibili passando da uno stato all’altro e spesso da una contea all’altra. Sono così possibili exploit come la Tent City, il carcere dove i detenuti stanno in tenda, voluto e realizzato da Joe Arpaio, lo sceriffo della contea di Maricopa, in Arizona. L’uomo, definito “lo sceriffo più duro degli Stati Uniti”, laggiù nell’Arizona ha deciso di risparmiare al massimo sui costi di detenzione creando quello che lui stesso ha definito un campo di concentramento nel quale i detenuti dormono in tenda e solo i servizi comuni sono in un’area separata all’interno di edifici. Il campo contiene migranti clandestini, detenuti in attesa di giudizio e piccoli criminali, costretti a stare nelle tende con temperature superiori ai 40° perché tanto i soldati in Iraq sopportano lo stesso caldo e non hanno commesso reati. Nelle sue carceri i detenuti sfilano incatenati insieme, vestono la divisa a righe e biancheria rosa, variante di fantasia che vorrebbe essere punitiva della virilità dei detenuti.
UN PROBLEMA DI CULTURA - Nonostante la plateale assurdità di alcune pratiche, Arpaio non ha subito grosse conseguenze dai ricorsi e dalle cause, attivate da quanti sostengono che molte delle misure adottate siano chiaramente incostituzionali e Arpaio ha anche subito alcune condanne per aver alimentato i carcerati con cibo scaduto, pane vecchio e frutta marcia, averli mantenuti in condizioni di sovraffollamento e aver negato loro le cure mediche e mentali, ma anche quando qualche angolo è stato smussato, è chiaro che quelli come Arpaio hanno a disposizione alcuni anni prima che le altre istituzioni decidano di mettere bocca nella sua fantasiosa gestione delle carceri, anche quando si rivelano folcloristici ed estremamente visibili come nel caso di Arpaio. Nel caso di progetti più estesi e importanti quanto meno appariscenti, questa relativa impermeabilità alle critiche è ancora più marmorea, anche perché negli Stati Uniti la sorte dei detenuti non è esattamente in cima ai pensieri dell’opinione pubblica e comunque viene dopo quella dei “cittadini onesti. Opinione pubblica peraltro largamente convinta, negli Stati Uniti come altrove, che questi stiano come in albergo, spensieratamente in vacanza a spese delle collettività e largamente incapace di riconoscere ai carcerati la titolarità di diritti umani e costituzionali.