sabato 11 maggio 2013

Le bellezze di Reggio e provincia in mostra su Rai2 a “Sereno Variabile”


Le bellezze di Reggio e provincia in mostra su Rai2 a “Sereno Variabile”


Trasferta in Calabriaper le telecamere di Sereno Variabile in onda oggi pomeriggio dalle 17.10 su Rai2.Osvaldo Bevilacqua, il popolare autore della trasmissione di viaggi e turismo, ha percorso un itinerario nella provincia di Reggio Calabria. ASeminara ha visitato la chiesa della Madonna dei Poveri e le botteghe artigiane dove si lavora la ceramica tradizionale. A Palmi si è recato nel Parco Archeologico dei Tauriani, nella chiesa di San Fantino e seguirà la preparazione dello stocco, prodotto al quale è dedicata una sagra estiva. Tappa d’obbligo a Reggio Calabria per ammirare i Bronzi di Riace, attualmente esposti presso il Palazzo Tommaso Campanella, sede del Consiglio Regionale della Calabria. A Scilla visita al Castello Ruffo e al pittoresco Borgo dei pescatori di Chianalea.

Sanità calabrese, in arrivo 411 mln


BOCCATA D'OSSIGENO

Sanità calabrese,
in arrivo 411 mln

11/05/2013

Lo sblocco della premialità “congelata” dal Tavolo Massicci consentirà alle Aziende di pagare i fornitori. A Catanzaro rilancio dell’intesa con il Bambin Gesù di Roma. Scopelliti: qualche manager andrà a casa. Da superare le divergenze nell’Ufficio commissariale e i ritardi nei Lea.

Sanità calabrese, 
in arrivo 411 mln
«Ora la musica cambia». Commenta così il presidente Giuseppe Scopelliti lo sblocco di 411 milioni di euro da parte del Tavolo Massicci, l'organo tecnico interministeriale deputato alla verifica del piano di rientro dal deficit sanitario calabrese. Come commissario ad acta per l'attuazione del piano, il Governatore, che due giorni fa ha incontrato il neo ministro allla Salute, è ancor più sicuro di migliorare un settore che, sottolinea, «abbiamo ereditato in uno stato disastroso». Quei soldi prima “congelati” a Roma sono una boccata d'ossigeno: «Finora era totale emergenza. Ora invece possiamo cominciare a far fronte ai pagamenti», dice pensando ai debiti delle Asp. E lascia intendere che nell’ambito del nuovo corso che si profila dopo l’ultima riunione del “Massicci” sarà inevitabile anche qualche ritocco al management degli enti sanitari, con possibili sostituzioni nel parterre dei direttori generali. Insomma scatta la “fase due”e parte proprio dal capoluogo di regione, dove sarà migliorata e rilanciata l’intesa con l’ospedale pediatrico romano del “Bambin Gesù” attraverso il raddoppio dei chirurghi del prestigioso nosocomio attivi all’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Sì anche al nuovo assetto del centro oncologico Fondazione Campanella, che per l’organo interministeriale «deve trovare compatibilità con la programmazione regionale» e «una posizione univoca della struttura commissariale ». Un rilievo che fa desumere come finora le divergenze all’interno dell’Ufficio del commissario presieduto da Scopelliti non fossero mancate al punto che il governatore sembra sia dovuto intervenire con autorevolezza per far “digerire” la non liquidazione del polo oncologico. Del resto il verbale del Tavolo dell’8 aprile parla chiaro, quando dice che gli organi ministeriali «ritengono non risolte le criticità correlate alla necessità di un comportamento collaborativo tra struttura regionale, commissario e sub commissari ». Relativamente al sofferto protocollo d’intesa tra Regione e Università Magna Graecia di Catanzaro che si è inceppato proprio sulle questioni finanziarie legate al polo oncologico, Roma «resta in attesa di chiarimenti». Dunque un confronto interlocutorio ma con un’apertura di credito più ampia alla Calabria. «Certo, bisogna dare un'accelerazioneammette Scopellitie fare sempre più il gioco di squadra. E questo cozza spesso con gli indirizzi che vengono dal Tavolo». Incoraggianti, in ogni caso, le conclusioni che il “Massicci” ha tratto dall’ultima verifica: per i tecnici romani è «possibile erogare alla Calabria le risorse premiali relative agli anni 2008 e ante per complessivi 411 milioni di euro». E ciò anche «in relazione ai tempi di pagamento dei fornitori, che hanno superato i 950 giorni». Ma soprattutto «in considerazione dell’avvenuto miglioramento della tenuta delle scritture contabili e della rappresentazione dei fatti contabili rispetto agli anni pregressi ». Se dunque la struttura commissariale calabrese può procedere al pagamento dei fornitori, resta invece grave il «ritardo riguardo agli interventi connessi all’erogazione delle prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza», che andranno invece «garantiti in maniera uniforme sul territorio regionale». In materia di personale, per la deroga al blocco del turn over Roma resta «in attesa delle informazioni richieste» mentre sempre a proposito di risorse finanziarie Tavolo e Comitato di verifica ricordano che è intervenuta l’approvazione del Dl 35/2013 relativo all’erogazione di un prestito alle regioni per il pagamento di debiti certi, liquidi ed esigibili.
Betty Calabretta

Sfruttavano braccianti stranieri irregolari Quatto arresti


ROSARNO

Sfruttavano braccianti
stranieri irregolari
Quatto arresti

11/05/2013

Per questo i carabinieri hanno arrestato, in esecuzione di ordinanza del gip su richiesta della Procura di Palmi, 4 persone, 3 italiani ed uno del Burkina Faso, per sfruttamento del lavoro e violazione della legge sull'immigrazione

Sfruttavano braccianti
stranieri irregolari
Quatto arresti
Assumevano manovalanza a basso costo, in prevalenza extracomunitari senza permesso di soggiorno e comunque irregolari, organizzandone l'attività nella raccolta di agrumi nella piana di Gioia Tauro e ricorrendo a violenze e minacce. Per questo i carabinieri hanno arrestato, in esecuzione di ordinanza del gip su richiesta della Procura di Palmi, 4 persone, 3 italiani ed uno del Burkina Faso, per sfruttamento del lavoro e violazione della legge sull'immigrazione.
Tre aziende e tre mezzi, per un valore di circa 500 mila euro, sono stati sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione che ha portato stamani a quattro arresti per sfruttamento di lavoro e violazione della legge sull'immigrazione. I mezzi erano utilizzati dagli indagati per il trasporto dei lavoratori. L'operazione costituisce una delle prime applicazioni in campo nazionale del nuovo reato di "Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro" introdotto nel codice penale dalla Legge 148 del 2011. Nel corso delle indagini, avviate nel gennaio scorso, i carabinieri hanno accertato che in maniera sistematica e organizzata, gli indagati, attraverso il caporale nordafricano, assumevano la manovalanza tra gli irregolari. Dalle indagini è emerso anche che il caporale ed i complici non si limitavano al reclutamento, ma sovrintendevano e controllavano i lavoratori, imponendo orari e ritmi di impiego in violazione delle norme in materia di lavoro, riposi e sicurezza. (ANSA).

Lo strano crollo della super Torre

Lo strano crollo della super Torre

52369-1

Dopo aver tentato di scrutare a fondo tra le possibilità di un errore umano, del guasto meccanico o della tragica fatalità, l’attenzione dei genovesi all’improvviso si ferma su quanto era così visibile prima dello scontro, e ora non lo è più: la Torre dei Piloti. Mentre ancora si cercano i due dispersi, Genova prova a tornare alla normalità con un’ansia di verità alla ricerca di capire, adesso, se il crollo della Torre dei Piloti, considerata avveniristica e all’avanguardia, sia giustificata dato lo scontro con la nave cargo. Una condizione resa precaria dalle tante domande che ancora avvolgono l’incidente della Jolly Nero, la nave dell’armatore Messina che nella notte tra martedì e mercoledì si è schiantata contro la Torre Piloti nel Molo Giano, provocando sette morti e quattro feriti. Vox populi, si dirà, ma per le strade di Genova, dopo le domande sull’avaria presunta, sull’errore umano, ora ci si rivolge altrove. 
La questione è molto semplice: possibile che si sia costruita una Torre Piloti proprio lì, in quella posizione potenzialmente rischiosa nel caso di qualcosa che – pur essendo inimmaginabile – alla fine è accaduto? E ancora: come è stata costruita? Con che materiali? È possibile che una Torre Piloti si possa sgretolare seppure al contatto con le tonnellate di una nave cargo? Sono domande semplici che hanno a che vedere con materiali e collocazione della torre: sono domande immediate, che naturalmente si sono poste anche i responsabili delle indagini, tanto che sono stati sequestrati i piani di progettazione e tutta la documentazione relativa alla costruzione della Torre, quando venne inaugurata nel 1996. Un progetto il cui padre è considerato Fabio Capoccia, ingegnere che allora era Commissario dell’Autorità Portuale e seppe recuperare 4 miliardi di euro per realizzare la torre. 
L’ingegnere alla stampa genovese ha detto di non ricordare se la struttura fosse stata realizzata in cemento armato o con altri materiali, e di non aver mai registrato problemi di stabilità. Sul sito della Società Capitani e Macchinisti Navali di Camogli, la Torre dei Piloti è presentata nella sua genesi, come il frutto “di un vento nuovo” che spirò sul porto di Genova negli Anni 80, attraverso una “rivoluzione portuale cui effetti salvifici, davvero innovativi, come la privatizzazione delle banchine, che decollarono da ogni calata del porto”. E oggi dopo la tragedia ci si chiede con che criterio e con quali materiali venne costruita l’avveniristica Torre dei Piloti e perché proprio in quella posizione. 
Sul fronte delle indagini sulla Jolly Nero il pm di Genova incaricato dell’indagine, Walter Cotugno, ha affidato a due ammiragli, Mario Caruso e Claudio Boccolatte, indagini ad ampio raggio per accertarsi circa il motore e le generali condizioni della nave. Analogamente, i legali dei due indagati, l’avvocato Romano Raimondo e l’avvocato Carlo Golda, hanno nominato rispettivamente gli ingegneri Enrico Mattarelli e Massimo Gronda come propri periti. Stando infatti a quanto si è appreso, l’avaria che ha impedito alla nave di evitare lo scontro, sarebbe svanita poco dopo l’incidente. Inoltre stando a quanto emerso dagli interrogatori di Marco Ghiglino, comandante del rimorchiatore di prua, il “Genua” e Fabio Casarini, che aveva lo stesso ruolo sullo “Spagna”, ma a poppa – informazioni rese note oggi dal quotidiano genovese Il Secolo XIX – nessuno avrebbe sentito la sirena d’emergenza che avrebbe dovuto allertare il personale a terra. 
Sul fronte delle ricerche, invece, sono ancora senza esito i tentativi di trovare i due dispersi. Anche ieri, nonostante un clima poco felice, si è continuato a lavorare, utilizzando anche i palombari, nella speranza di trovare, sotto quello che resta della Torre dei Piloti, i corpi del maresciallo di Guardia Costiera, Francesco Cetrola, 38 anni, e del sergente Gianni Jacoviello, di 33 anni. 
Infine, secondo quanto riferito alla televisione ligure Primocanale dal comandante della Capitaneria di Porto, l’ammiraglio Felicio Angrisano i funerali delle vittime dell’incidente di Genova si terranno solo dopo che saranno trovati gli ultimi due dispersi. «Le famiglie vogliono che i loro cari siano tutti insieme per esequie comuni in Duomo. Ma il tempo passa ed è difficile sopportare l’attesa», ha detto Angrisano.

Cina: esplosione in una miniera di Dashan. 12 morti


Cina: esplosione in una miniera di Dashan. 12 morti

Esplosione miniera (getty images)
Un’esplosione si è avuta ieri sera in una miniera di carbone delle zone sudoccidentali della Cina. La deflagrazione, avvenuta all’interno della struttura di scavo della cittadina di Dashan (Pingban), ha prodotto 12 morti, secondo quanto riferito dall’agenzia Nuova Cina. Oltre ai 12 decessi, 2 persone sarebbero poi in ospedale perché rimasti gravemente feriti.
Per il momento sono ancora sconosciute le cause che hanno portato all’esplosione, ma si sta ipotizzando una fuga di gas.

Redazione online

Messina, anziano salvato da un cane


SANT'AGATA DI MILITELLO

Messina, anziano
salvato da un cane

16/01/2013

L'animale s'è accorto che il vicino di casa era caduto a terra nella villetta dove viveva da solo e ha iniziato ad abbaiare fino a quando il suo padrone s'è avvicinato e ha visto l'uomo riverso a terra, gli ha prestato i primi soccorsi e lo ha rianimato.

Messina, anziano
salvato da un cane
Un anziano di Sant'Agata di Militello (Messina), colto da malore in casa, è stato salvato dalla cagnetta del vicino, un pastore maremmano di nome Diva.

L'animale s'è accorto che il vicino di casa era caduto a terra nella villetta dove viveva da solo e ha iniziato ad abbaiare fino a quando il suo padrone s'èavvicinato e ha visto l'uomo riverso a terra, gli ha prestato i primi soccorsi e lo ha rianimato.

Lo svincolo è pronto ma finisce nella fiumara


Lo svincolo è pronto ma finisce nella fiumara 

10/05/2013

L’Anas ha quasi completato la sua parte di lavori realizzando il raccordo con la tangenziale ma il Comune è in netto ritardo rispetto al cronoprogramma

Lo svincolo è pronto ma finisce nella fiumara

Lungo la tangenziale, tra gli svincoli di Arangea-Gallina e quello di Modena-San Sperato, procedendo in direzione Nord  sta “spuntando” un nuovo svincolo. I reggini se n’erano accorti da tempo – da quando c’erano stati quei famosi restringimenti della carreggiata per consentire lo svolgimento dei lavori commissionati dall’Anas che rendevano arduo raggiungere il centro di Reggio per chi proveniva dalla periferia Sud –, e ormai il completamento dello svincolo è evidente con la ditta che sta ultimando i lavori alle battute finali. Finanche i guard-rail sono stati posizionati, dunque sembra che l’apertura sia imminente ma... – c’è sempre un “ma” che introduce una notizia non bella – se quello svincolo venisse aperto domani si potrebbe raggiungere direttamente solo il letto della fiumara Sant’Agata che sta ancora scorrendo e non quelle nuove strade che avrebbero dovuto svolgere una funzione benefica sul traffico cittadino.
Per quale motivo? Semplice: per completare quest’importante opera pubblica bisognava lavorare in sinergia. Da una parte c’era l’Anas che si era accollata l’onere di provvedere a realizzare lo svincolo di collegamento della strada con la tangenziale – l’opera sicuramente più importante – e dall’altra parte il Comune che doveva realizzare le strade lungo gli argini del torrente Sant’Agata. La sinergia, però, non ha funzionato con gli stessi tempi. L’Anas è andata avanti di gran carriera ed è ormai giunta quasi in dirittura d’arrivo, mentre il Comune ha avuto una serie di disavventure politiche e ha perso tempo, tanto tempo, accumulando un notevole ritardo nell’esecuzione dell’opera.
Lungo la tangenziale, tra gli svincoli di Arangea-Gallina e quello di Modena-San Sperato, procedendo in direzione Nord  sta “spuntando” un nuovo svincolo. I reggini se n’erano accorti da tempo – da quando c’erano stati quei famosi restringimenti della carreggiata per consentire lo svolgimento dei lavori commissionati dall’Anas che rendevano arduo raggiungere il centro di Reggio per chi proveniva dalla periferia Sud –, e ormai il completamento dello svincolo è evidente con la ditta che sta ultimando i lavori alle battute finali. Finanche i guard-rail sono stati posizionati, dunque sembra che l’apertura sia imminente ma... – c’è sempre un “ma” che introduce una notizia non bella – se quello svincolo venisse aperto domani si potrebbe raggiungere direttamente solo il letto della fiumara Sant’Agata che sta ancora scorrendo e non quelle nuove strade che avrebbero dovuto svolgere una funzione benefica sul traffico cittadino.Per quale motivo? Semplice: per completare quest’importante opera pubblica bisognava lavorare in sinergia. Da una parte c’era l’Anas che si era accollata l’onere di provvedere a realizzare lo svincolo di collegamento della strada con la tangenziale – l’opera sicuramente più importante – e dall’altra parte il Comune che doveva realizzare le strade lungo gli argini del torrente Sant’Agata. La sinergia, però, non ha funzionato con gli stessi tempi. L’Anas è andata avanti di gran carriera ed è ormai giunta quasi in dirittura d’arrivo, mentre il Comune ha avuto una serie di disavventure politiche e ha perso tempo, tanto tempo, accumulando un notevole ritardo nell’esecuzione dell’opera.

SPETTACOLO


E Reggio resta anche senz’acqua, i Commissari se ne infischiano: “l’autobotte? Non c’è, è guasta”


E Reggio resta anche senz’acqua, i Commissari se ne infischiano: “l’autobotte? Non c’è, è guasta”


E’ già emergenza idrica a Reggio Calabria: l’estate deve ancora iniziare, l’inverno è stato uno dei più piovosi degli ultimi decenni, ma il Comune è commissariato, non c’è un sindaco, non c’è un assessore, non c’è un consigliere delegato ad occuparsi del problema e mai come in questo 2013 la città sta patendo disservizi idrici che non si erano mai avuti prima, anche nei mesi invernali e primaverili in cui l’acqua non era mai mancata. Già, perché addirittura a marzo e aprile c’erano state delle giornate senz’acqua, e a maggior ragione adesso che siamo a maggio il problema inizia ad aggravarsi in modo drammatico.
20130509_140227_resizedIn molte zone della città l’acqua non arriva, dal Comune spiegano che “ci sono dei guasti” ma alla richiesta dell’autobotte rispondono che “non è disponibile, è guasta“, come s’è visto rispondere un cittadino che vive nella zona sud, in contrada Morloquio, sopra Ravagnese, che ha inviato la segnalazione alla nostra Redazione (sempre di quella zona sono le foto a corredo dell’articolo). Anche l’autobotte, quindi, è guasta! Non è possibile neanche riempirsi le cisterne.Se l’acqua finisce, ci si lava con la minerale. Intanto si moltiplicano per le strade della città (vedi foto a corredo dell’articolo, appunto) gli “spruzzi” provenienti dal sottosuolo a causa di numerosi guasti alla condotta idrica, dovuti all’assenza di manutenzione. Il tutto mentre le buche e voragini più volte segnalate anche da Striscia La Notizia sulle Tv nazionali continuano a moltiplicarsi, e i cumuli di rifiutiintorno ai cassonetti crescono a dismisura. Anche in questo caso (buche nelle strade ed emergenza rifiuti), un’esclusiva assoluta degli ultimi mesi, mai verificatasi prima in città.
Comune dI Reggio CalabriaSono passati più di sei mesi dallo scioglimento del Comune, sei mesi in cui la città ha fatto tanti passi indietro: anche chi aveva tifato per il commissariamento, spinto dall’impeto della battaglia politica cittadina, adesso inizia a ricredersi facendo eco a chi in tempi non sospetti scriveva che “il peggior sindaco fa meno danni del miglior commissario“.Panico & company non possono certo avere responsabilità dirette e personali, ma qualsiasi burocrate inviato dall’alto non può conoscere la città così bene come chi ci vive da sempre, come chi ha il dovere democratico di dare risposte ai cittadini che l’hanno eletto, non può vantare di una struttura fatta di assessori e consiglieri sparsi sul territorio pronti a segnalare e risolvere ogni piccolo problema ben prima che si aggravi. Quelle piccole/grandi cose chesi danno per scontate e di cui neanche ci si accorge, a maggior ragione sull’onda emotiva dell’antipolitica, almeno fino al momento in cui vengono a mancare. Giustamente i commissari sollecitano la Regione per il completamento della Diga del Menta, un’opera essenziale che risolverà definitivamente l’atavico problema dell’acqua a Reggio e in provincia. Ma intanto? Intanto si prospetta una lunga estate di sete … e senza sindaco, assessori e consiglieri non c’è neanche a chi rivolgersi per poter risolvere il problema.

Formazione Juve...


Dieta


E' tutta colpa della luna,

E' tutta colpa della luna,
quando si avvicina troppo alla terra,
fa impazzire tutti."

William Shachespeare


ULTIM’ORA: BRUTTE NOTIZIE: DOPO 4 MESI BRUNO ARENA DEI FICHI D’INDIA..


ULTIM’ORA: BRUTTE NOTIZIE: DOPO 4 MESI BRUNO ARENA DEI FICHI D’INDIA..

Bruno Arena and Massimiliano Cavallari (GETTY IMAGES)
Quattro mesi fa Bruno Arena si è sentito male. Da quattro mesi Max Cavallari, l’altra metà dei Fichi d’India nonché anima gemella di Bruno, è sempre vicino all’amico che lotta per la vita.
«Non riesce a muoversi e parlare ma è sveglio e vuole che gli parli. Ero depresso e temevo di non riuscire più a lavorare, perciò questa sit-com la dedico anche a Bruno». Così Max Cavallari ha commentato lo stato di salute di Bruno Arena, suo compagno dei Fichi d’India, colpito da emorragia cerebrale a gennaio, a margine della presentazione della nuova serie tv La cena dei cretinì in onda su Comedy Central. «Vorrei pubblicare un libro sui nostri 25 anni di carriera», conclude Cavallari che agli amici ha confidato tutta la sua voglia e la sua speranza di tornare a lavorare con l’amico e compagno di lavoro Bruno. “Riusciremo a farlo, lo sento e ne sono convinto”.
Fonte: www.ilmattino.it

Trappola per le zanzare!!!




La tragedia in Bangladesh deve essere l'ultima. Abiti Puliti ha pubblicato i nomi delle multinazionali coinvolte

La tragedia in Bangladesh deve essere l'ultima. Abiti Puliti ha pubblicato i nomi delle multinazionali coinvolte

"I morti stanno aumentando. Ci vorrà del tempo per avere una stima completa. Forse non la otterremo mai”. Con poche, secche battute Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti, sintetizza la drammaticità di quanto avvenuto in seguito al crollo del Rana Plaza, l’edificio situato alla periferia di Dacca, in Bangladesh, dove avevano sede cinque fabbriche tessili. Gli operai sapevano che la struttura era pericolante, lo avevano fatto presente. Del resto, le crepe sui muri erano ben visibili. Lo scorso 23 aprile, il giorno prima della tragedia, si era svolta un’ispezione. Il Rana Plaza era stato dichiarato inagibile. Agli operai si era detto di tornare alle proprie postazioni, e loro non si erano potuti sottrarre. Quando il lavoro è un ricatto, anche pochi spiccioli possono essere importanti. 

Poi il crollo, il palazzo che si sbriciola, centinaia di persone sotto le macerie . Sono giovani, per lo più donne. All’esterno, la gente comincia a radunarsi. Ne nasce una protesta. Le vittime accertate sono oggi più di 1000, ma il bilancio è destinato a salire. Si contano oltre 2.400 feriti. E chi sa se, in quel senso di smarrimento e di sorpresa che deve seguire una simile tragedia, nell’attimo prima che il dolore si manifesti, la mente si domanda il perché. Qual è il senso di quanto è avvenuto? Il motivo è il profitto. Ma, a ben guardare, le basi che lo sostengono non sono poi così tanto solide. Le multinazionali della moda, i cui capi d’abbigliamento sono in larga misura prodotti in Bangladesh, non hanno molto da guadagnare da storie così catastrofiche. 

“Il rispetto dei diritti conviene a tutti – osserva Lucchetti –. Produrre povertà impoverisce anche noi. Gli effetti sulle nostre società sono immediati. Il cattivo lavoro è una logica che ha ovunque ripercussioni negative. La precarietà occupazionale che viviamo in Occidente si collega alle condizioni di sfruttamento selvaggio nei paesi emergenti. È una logica che non fa distinzioni. Pensiamo, poi, alla qualità dei prodotti che importiamo, al tipo di tintura che viene utilizzata per colorare ciò che indossiamo. In molti casi contiene agenti chimici pericolosi. L’Europa li ha messi al bando, ma altrove non esiste una simile attenzione. Non vale la pena di acquistare per pochi euro una maglietta di dubbia qualità. Meglio pagare un prezzo più alto oggi, per conquistare un domani fatto di salute, dignità e integrità ambientale”. 

Il Bangladesh sta attraversando una fase di incredibile crescita economica . È la seconda potenza mondiale per esportazioni, l’80 per cento delle quali riguarda i prodotti tessili. Le fabbriche di filati sono 5mila, quasi tutte ospitate in strutture fatiscenti. Dal punto di vista contrattuale convivono situazioni diverse. Ci sono operai con contratti a termine, altri impiegati in nero, schiavizzati. Molto diffuso è il lavoro a cottimo. Sono i giovani a sostenere lo sviluppo. Lo fanno subendo ogni tipo di violenza, ma la loro capacità di reazione è alta. Lo si è visto all’indomani del crollo del Rana Plaza, quando una folla compatta si è recata presso altri stabilimenti per rivendicare giustizia e sicurezza. Tra di loro molte donne. Che chiedono futuro. 

I sindacati agiscono in un clima avverso e corrotto . Non di rado, le aziende sono sostenute dal governo, e questo accresce la discrezionalità dei loro comportamenti. Tra le battaglie della Campagna Abiti Puliti, nata nel 1989 in difesa dei lavoratori del settore tessile nel mondo, c’è quella riguardante la richiesta di una completa ridefinizione dei contratti a livello internazionale. Occorrerà rivedere i metodi di produzione attuali, ottenere la messa in sicurezza degli impianti. Nel frattempo, le famiglie delle vittime del crollo dovranno essere adeguatamente risarcite, i feriti indennizzati, sostenuti. Tra i marchi coinvolti, alcuni hanno già dichiarato la loro disponibilità. 

Abiti Puliti ha pubblicato i nomi delle multinazionali coinvolte , in quanto committenti delle lavorazioni che si svolgevano all’interno del Rana Plaza. Ci sono Mango, Primark, El Corte Inglés, Bon Marche. Tra le italiane, la Benetton. L’azienda ha dichiarato di aver depennato dalla lista dei suoi fornitori quella che operava nell’edificio coinvolto. I rapporti con quel polo produttivo, poi, erano stati episodici, fanno sapere. Una risposta sufficiente? Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, ha annunciato che chiederà un incontro con il gruppo. “Davvero – si interroga – le imprese, i grandi marchi globali, non sapevano che in Bangladesh si lavora ancora in un regime di schiavitù? Come pensano che forniture a costo davvero inconsistente possano remunerare condizioni di lavoro decenti? Benetton e tutti coloro che, in Italia e fuori dall’Italia, hanno rapporti con aziende di quel tipo devono cominciare a prendere provvedimenti e a parlare. E devono farlo anche con il sindacato italiano: siamo interessati a sapere come si comportano con i loro fornitori. Non possiamo tollerare comportamenti di questa natura”. 

Occorre un’assunzione di responsabilità vera . Scegliere in maniera oculata i soggetti cui affidare le lavorazioni, essere vigili sul loro operato. Molti marchi di abbigliamento italiani hanno già accolto questa logica. Si sono spostati su segmenti alti di mercato, sanno che la cattiva pubblicità potrebbe danneggiarli. L’opinione pubblica italiana è sensibile a queste problematiche. E i sindacati hanno sempre esercitato pressioni sulle aziende colpevoli di trarre i propri profitti dallo sfruttamento della manodopera all’estero. Sebbene certe distorsioni siano lontane dall’essere state risolte, il nostro paese può vantare buoni esempi. 

Alcune aziende hanno capito che facendo leva su condizioni di disparità economica e lavorativa “il vantaggio iniziale – dice Miceli – ti crolla tra le mani. Molte hanno trovato una reale convenienza nel sottrarsi alla responsabilità di certe situazioni. Un’eco mediatica negativa può rovinarti”. L’economista Clemente Tartaglione, ricercatore del network Ares 2.0, parla con estrema chiarezza. “L’approccio opportunistico delle aziende, basato sullo sfruttamento, ha dato solo risultati svantaggiosi. Oggi bisognerebbe lavorare a un accordo su larga scala con l’impegno a verificare e impedire l’accesso a certi tipi di forniture. Una soluzione potrebbe essere la responsabilità in solido delle aziende. Ciò comporterebbe un obbligo di controllo non solo sul fornitore, ma su tutta la catena dei sub fornitori. Si tratterebbe di un importante passo avanti, in una direzione etica e di responsabilità sociale”.