martedì 21 maggio 2013

Sanremo: La Predicazione Dei Testimoni Di Geova Ha Ispirato Max Gazzè

Sanremo: La Predicazione Dei Testimoni Di Geova Ha Ispirato Max Gazzè


Max Gazzè a Sanremo 2013
  • Max Gazzè all'Ariston
  • Max Gazzè canta a Sanremo 2013
  • Max Gazzè sul palco
  • Esibizione di Max Gazzè a Sanremo 2013
  • Max Gazzè a Sanremo 2013
  • Max Gazzè durante la seconda serata

La canzone “Sotto casa”, che Max Gazzè porterà al Festival di Sanremo 2013 e di cui vi proponiamo il testo ufficiale e il video, è un vero e proprio appello al dialogo, alla condivisione e all’apertura verso gli altri. Il testo del brano è nato dopo un incontro tra il cantautore romano e due testimoni di Geova e invita tutti a cercare di non chiudersi nei propri dogmi e nel proprio credo e imparare ad ascoltare anche gli altri, a prescindere dalla propria ideologia. “Sotto casa” ha una tematica molto attuale e potrebbe essere uno dei testi più impegnati di questo Sanremo 2013. La porta è una metafora bellissima della resistenza tra i credo di religioni diverse. A ridosso del Festival della Canzone Italiana, il 14 febbraio 2013, uscirà anche l’omonimo album di Max Gazzè, “Sotto casa”, a cui seguirà poi un lungo tour europeo. Lo comincerà come vincitore del Festival di Sanremo 2013?
Intervista di RCV Radio Network a Max Gazzè
Max Gazzè, ironico cantore di storie tenere e surreali, è in gara con Sotto casa e I tuoi maledettissimi impegni, due canzoni diverse, sia nelle musiche sia nei testi. Nella prima, con il solito delizioso gusto per il pop obliquo e progressive dagli incisi ska, parla di uno strano tipo alla porta che bussa con insistenza (“apra la sua porta faccia presto”), trovando dall’altra parte il silenzio. “Sono un indegno messaggero e cerco Dio in chi vendette onore per denaro e ora nel cuore mette un muro”, canta.

«Qualcuno ha fatto riferimento ai testimoni di Geova, ma potrebbe essere anche Gesù – spiega Gazzè – Non è una canzone “contro”, tutt’altro. È un monologo surreale sul filo dell’ironia, un invito all’”apertura”, al dialogo tra religioni, culture diverse, tra pensieri, filosofie: la metafora della porta chiusa indica, in senso lato, la “chiusura” che oggi c’è tra credi diversi, il non ascoltarsi tra persone, il nascondersi dentro casa, dentro se stessi. L’uomo in attesa può essere chiunque. Può essere un testimone di Geova che, spesso, si ferma sull’uscio di casa e recita (come nel ritornello della canzone) “Apri un istante e ti farò vedere io…. “. Può essere lo stesso Gesù, che bussa alla porta e al quale oggi nessuno aprirebbe la porta. È una canzone di denuncia, ma ironica».



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