venerdì 17 maggio 2013

La vera storia del video dell’orrore siriano


La vera storia del video dell’orrore siriano

17/05/2013 - Parla Khalid al-Hamad, l'uomo che ha "mangiato" il nemico, parla al Time

La vera storia del video dell'orrore siriano

Un video di appena 27 secondi gli è costato la condanna a morte dal resto dei combattenti anti-Assad,
khalid al hamad
L’INTERVISTA - La rivista Time ha pubblicato un’intervista al protagonista del video nel quale l’uomo addenta un pezzo di polmone della sua vittima dopo averlo estratto dal corpo. Lo conferma lui stesso dicendo che credeva fosse il fegato, ma poi ha avuto conferma che era il polmone; comunque non era il cuore come molti organi d’informazione avevano riportato. Oltre a chiarire il dettaglio splatter, l’intervista ad al-Hamad (nella foto, a sinistra) non offre però molto di più dell’immagine di  combattente che ha perso il contatto con la realtà, al punto da apparire del tutto inconsapevole della gravità del gesto e di quando danno abbia portato alla causa dell’opposizione ad Assad.
(ATTENZIONE: immagini molto forti, possono urtare la sensibilità) 
LA CONDANNA - Il Consiglio Militare Supremo siriano ha diffuso un comunicato su Facebook nel quale ordina la sua cattura “vivo o morto”, ma all’epoca dell’intervista, il 14 scorso, ancora non lo sapeva. Il video è stato girato in aprile e solo di recente è stato possibile confermarlo, anche grazie a questa intervista-confessione. La vittima sarebbe stata uccisa perché nel suo telefono hanno trovato un video nel quale lo si vede umiliare una signora e le sue due figlie, costrette nude e picchiate con un bastone. Al-Hamad e i suoi sono sunniti e non hanno alcun dubbio che quel che succede in Siria sia tutta colpa degli alawiti, che meritano solo lo sterminio.
PERCHÈ IL VIDEO -Il video servirebbe a tenerli lontani dalla sua zona, dice, senza pensare che spettacoli del genere sono quello che ci vuole per convincere gli alawiti a combattere fino alla morte, visto che alternative non ce ne sarebbero. Ma non basta perché non è neppure l’unico: “Speriamo di sterminarli tutti. Ho un’altra clip che gli manderò. Sto segando un altro shabiha (miliziano) con una sega. Di quelle che si usano per tagliare gli alberi. L’ho segato in pezzi piccoli e grandi”.
SENZA RIMORSI - Abu Sakkar, questo il nome di battaglia che si è dato al Hamad, non sembra provare alcun dubbio e anche alle critiche delle associazioni umanitarie ha sempre risposto di andare a vedere quello che combinano i governativi, invece di criticare chi cerca di sopravvivere alla repressione di Assad.
(ATTENZIONE: immagini molto forti, possono urtare la sensibilità) 
LA MENTE VACILLA - L’impressione è che abbia sicuramente ragione quando dice che è stata la brutalità del regime a spingerlo verso certi estremi, ma che dimentichi come sia la guerra stessa a disumanizzare le persone, perché è chiaro che se anche i soldati delle migliori truppe occidentali non possono restare dispiegate a lungo nei teatri di battaglia che dominano, senza riportare un gran numero di patologie e disagi mentali, è facile immaginare che in una situazione come quella siriana la sindrome da disordine post-traumatico, il mal di guerra, abbia già condotto alla follia molti siriani dopo due anni di scontri intensi e di terrore quotidiano vero.

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