MORTO LITTLE TONY, L'ELVIS ITALIANO:
AVEVA 72 ANNI, ERA MALATO DI TUMORE
Passa l’adolescenza a cantare nei locali dei Castelli Romani, poi, nel 1958 durante un contest al teatro Smeraldo di Milano, viene sentito da un impresario inglese che lo manda in tour oltremanica. Gli spettacoli hanno successo e Antonio in Inghilterra decide di rimanere per diversi anni. È lì che si innamora del Rock'n'roll. Mentre a sud delle Alpi suoi coetanei sognavano sospirando con le melodie all’italiana, Antonio Ciacci, con pochi altri, fiuta il vento che arriva da occidente, compera il primo tubetto di brillantina e comincia a muovere i bacino come padre Elvis stava insegnando al mondo dall’altra parte dell’Atlantico. Sostitusce il troppo autarchico Antonio con Tony, al quale aggiunge Little, che fa tanto americano almeno nel suono. Il gioco è fatto: il piccolo Antonio è pronto per sfidare il gigante Adriano. Celentano, quello del clan. L’occasione capita al rientro in Italia: nel 1961 arriva sul palco di Sanremo in coppia proprio con il Molleggiato, che il rock agli italiani lo stava già spiegando: 24Mila baci arriva seconda, Adriano è sempre più re, ma l’Italia comincia ad accorgersi anche del ragazzetto di Tivoli.
Gli anni ’60 sono i suoi annii. Il trionfo arriva nel ’66, quando al Cantagiro si presenta con Riderà: la canzone non vince ma vende oltre un milione di copie. L’anno seguente Tony inchioda gli italia ai jukebox con Cuore matto, che arriva prima in classifica e rimane tra i primi posti per 12 settimane consecutive. La magia comincia a svanire nel 1970, anno in cui porta sul palco dell’Ariston La spada nel cuore. L’Italia è cambiata, alla spensieratezza degli anni ’60 cominciano a sostituirsi la cupezza e il furore ideologico dei ’70: i ragazzi che vanno in giro con il ciuffo di Elvis sono sempre meno, ma Antonio un posto nella musica italiana se lo è conquistato. Qualche sussulto (la sigla di Love Boat nel 1981), gli ultimi anni passati tra programmi tv intrisi di nostalgia e comparsate a cantare i vecchi successi. Antonio è rimasto sempre quello: il ciuffo sfrontato, il sorriso genuino da ragazzo di provincia.
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